sabato 11 settembre 2010

II domenica dopo il Martirio del Precursore

1 Uno sguardo all’insieme della proposta del nuovo Lezionario per questo tempo
Dopo aver percorso assieme le tappe principali della storia della salvezza, l’approdo è al Ministero di Gesù che chiama attorno a sé gli uomini e le donne che sono la Chiesa. Cercheremo di interrogare la Parola per comprendere cos’è la Chiesa, Mistero fra luci e ombre, il legame profondo che sta fra lei e Gesù che l’ha sognata e formata, e come la storia della salvezza prosegue anche attraverso di noi e, talvolta, nonostante noi. La Parola ci interrogherà per purificare il nostro sguardo e il nostro agire perché come Chiesa possiamo essere obbedienti al mandato del Signore e perché anche noi possiamo sognare e costruire, aldilà della lamentosità e del pressapochismo che sembrano contraddistinguere questa stagione, una comunità dal sapore evangelico.
2 uno sguardo all’insieme della Parola di oggi
Le tre letture, cariche anche di una venatura polemica, ci raccontano la scelta di Dio di guardare oltre il recinto rassicurante d’Israele per chiamare alla santità ogni uomo. Isaia e la sua visione profetica, attraverso l’immagine della vigna abbandonata, ci parla di un popolo nuovo che sarà obbediente alla Legge, meglio sarebbe dire, in cui la Legge è inscritta con lo Spirito nel cuore; un popolo che corrisponderà alle esigenze di santità: non più grida di oppressi e non più spargimento di sangue. La fede, se autentica, diventa carità.
Paolo, che ha speso tutta la sua vita per annunciare il Vangelo alle genti, ovvero a chi non apparteneva alla radice d’Israele, pagando di persona le chiusure del suo popolo, oggi ci aiuta a mettere a fuoco qual è il senso della fede ovvero la giustificazione non per le opere ma per Grazia. Gesù con la sua Pasqua ci ha salvati tutti, giudei e pagani, le sue mani trafitte d’amore ci aprono al perdono. L’Amore di Dio è gratuità totale e non solo per alcuni; è prima di ogni cosa, anche prima del nostro sì, è punto di partenza per una vita nuova, è l’alba di un tempo nuovo. Una comunità che vive di questa consapevolezza scommette su ognuno e ogni uomo che bussa alla sua porta è il benvenuto perché in lui palpita il Mistero dell’amore di Dio.
La pagina di Matteo è assolutamente provocatoria in tutte le sue parti. Gesù sa che il mondo non si divide in buoni e cattivi, le sfumature sono molte. Tuttavia ci sono peccatori incalliti, e per loro c’è solo da pregare; giusti incalliti: tantissimi, quelli che cioè hanno la pretesa di salvarsi con le proprie forze e sono chiusi a tutto; e poi ci sono i peccatori in conversione, chi umilmente ascolta la Parola e sa rimettersi in gioco. Il Vangelo è per loro. Con queste parole Gesù sfalda a colpi di piccone la pretesa della sua gente di sapersi salvata solo perché, per nascita, appartenente a quella porzione di uomini giusti.
3 Parole per la Chiesa in cammino, ovvero cosa dice a noi la Parola di questa domenica
- da dove nasce la Chiesa: sull’olivo d’Israele è stato impiantato l’olivastro o, fuori di metafora, nel solco della storia della salvezza, che era di un popolo solo in dialogo con il nostro Dio, siamo entrati anche noi, l’orizzonte si è spalancato ad altre genti. Non avevamo alcun diritto, non potevamo avanzare nessuna pretesa, eppure ci siamo anche noi. Abbiamo conosciuto una storia più grande di noi e ne siamo diventati protagonisti. Dio ha scommesso sulla nostra presenza per raccontare all’umanità il suo amore e la sua verità. Dobbiamo conservare viva questa memoria per slanciarci verso il futuro, dobbiamo affondare le radici in questa terra perché i nostri frutti siano molti.
Ecco perché dobbiamo insieme sognare e costruire una Chiesa aperta, con il muretto basso, una Chiesa in cui non importa il percorso dell’altro che si trova al nostro fianco - se non solo per accoglierlo e fargli sentire la forza del perdono del Padre e per schiodarlo dal suo passato – ma in cui si loda Dio per essere assieme. Dobbiamo superare quella tentazione del pregiudizio, delle maschere che diventano stereotipi avvilenti. Un muretto basso per andare noi agilmente in ogni angolo del nostro quartiere a raccontare che ogni uomo è figlio amato e benedetto perché una Chiesa che si chiude nel recinto è già perdente in partenza;un muretto basso perché chi vuole possa entrare e piantare i picchetti della sua tenda. Bisogna trasformare in azione questa intuizione per permetterci scelte pastorali e anche economiche azzardate.
una Chiesa che fa della diversità la sua ricchezza, dove i carismi e i ministeri non si appiattiscono sul modulo uniformato ma dove ognuno può essere quello che è e mettersi in gioco con la sua specificità.
una Chiesa dove i primi sono gli ultimi e regna chi serve. È quanto ci consegna con la sua Parola il vangelo. Chi viene giudicato ultimo è in realtà il primo e chi si mette operosamente al servizio fa la volontà del Padre. Mettere al centro i nostri fratelli più poveri non è mai occasione persa.