La quaresima ambrosiana si struttura attorno all’esigenza di accompagnare nell’ultimo tratto del loro cammino i catecumeni che avrebbero ricevuto il Battesimo nella notte di Pasqua. Per noi, che già abbiamo ricevuto il dono della Fede, è oggi occasione per non smarrire la nostra Verità di figli, per chiarire a noi stessi chi vogliamo essere o meglio, se vogliamo essere a immagine di Cristo e poi, in libertà e coerenza, muovere i nostri passi in quella direzione, con coraggio sfrondare tutto quello che appesantisce o offusca la nostra vocazione a incarnare il Vangelo, con passione riappropriarci della nostra dignità di figli.
Dunque di domenica in domenica la lettura delle pericopi di Giovanni, come una luce che irrompe in una stanza buia, ci obbligherà a riprendere in mano quelle dimensioni costitutive del nostro essere credenti purificandole da quanto ci è da ostacolo. Dunque sono pagine che si ripetono e ci fanno compagnia ogni volta che è quaresima ma perché sono l’essenziale da sapere, sono il bagaglio indispensabile per camminare verso la Pasqua. E se l’altra domenica il brano della Samaritana ci obbligava alla purificazione della memoria, questa domenica, in questo dialogo incalzante fra Gesù e quei Giudei che avevano creduto in lui, siamo messi di fronte al tema dell’incoerenza e alla purificazione delle opere.
Una chiave di lettura del brano evangelico.
Per la nostra generazione abituata a comunicare con immagini e continue digressioni, avverto il bisogno di cercare una chiave di lettura per questo brano che non racconta né un episodio particolare e neppure un segno ma è un lungo dialogo profondo e serrato. Qui i protagonisti si contrappongono fino a configgere. Nella prospettiva dei Giudei, Gesù è un eversivo che ha la falsa pretesa di dirsi Messia e addirittura Figlio di Dio. Il suo parlare li incalza suscitando probabilmente risposte ottuse e rabbia, fino al punto di volerlo mettere a tacere con le pietre. Nella prospettiva di Gesù, che invece non perde mai la calma ma avanza nella Verità, il dialogo è necessario a smascherare l’incoerenza e a chiedere nuova obbedienza. Questi giudei rischiavano di ridurre il Vangelo e la sua forza eversiva in uno schema già conosciuto. Si dicevano credenti, forse discepoli, ma in realtà annacquavano il vangelo fino a renderlo innocuo, lo piegavano alle proprie esigenze e lo tradivano in opere distanti, vecchie, incoerenti.
Se rimanete fedeli alla mia Parola…le nostre incoerenze alla luce della Parola
Vorrei allora, prima di lasciarvi in silenzio perché ognuno si lasci interrogare dallo Spirito che sa metterci con le spalle al muro e sa suscitare cammini di conversione e di coerenza, prima di consegnarci anche qualche esercizio concreto, vorrei chiedere alla Parola, nel suo insieme, di dirci oggi noi in che cosa siamo incoerenti. Vorrei vivere una vera e propria confessio fidei, come quella che siamo soliti fare durante la confessione.
1 una confessio fidei personale: le mie incoerenze. Chi parla ha da chiedere perdono perché è il primo a nutrire sogni o ideali e poi smarrirsi nei meandri delle proprie comodità, dei propri risentimenti , delle proprie testardaggini. Addito spesso la preghiera come necessità e sono il primo a tralasciarla; parlo di servizio e di carità come l’esito della vita di fede e poi cerco il mio tornaconto. Invito alla comunione fra i diversi come segno dell’amore evangelico ma poi divento insofferente di fronte al fratello che non è cmoe me.
2 una confessio fidei comunitaria: una comunità che non tira pietre ma in cui ci si sente pietre da levigare e da tenere assieme nell’amore.
Anche come comunità la Parola di oggi ci mette con le spalle al muro e ci chiede duna conversione. Se penso alle tante attività, ai tanti progetti che ci contraddistinguono, forse siamo umanamente encomiabili, ma la temperatura della nostra fede si misura sull’amore che abbiamo gli uni gli altri, su quel renderci disponibili a lavarci i piedi a vicenda. E allora penso alle tante pietre che ci scagliamo addosso, molto spesso alle spalle, e al bisogno di essere noi pietre che si levigano a vicenda per formare la Chiesa.
3 una confessio fidei per la nostra Chiesa in questo mondo Anche come Chiesa avverto il bisogno di interrogarmi sul tema della coerenza. Gesù desidera una Chiesa serva del mondo, al servizio della Verità. L’ingiustizia, la guerra, la povertà…sono denunce troppo spesso trascurate. Avverto il bisogno di una Chiesa che sente la strada, che profuma di popolo e non è trincerata – per conservare i suoi privilegi – dietro a finte discussioni culturali e cultuali, comunque distanti dalle ferite della gente più semplice.
Quale via per camminare nella coerenza: oltre agli appuntamenti comunitari, la lectio divina e la correzione fraterna. E questo penso siano gli esercizi per uscire dalla confessio fidei e rendere concreto il nostro cammino oltre ogni ipocrisia.