Sarà per qualche sobbalzo di paranoia, sarà per un ricordo non ben identificato di qualche predica citata a copione per l’occasione e ascoltata annoiato dall’altra parte del pulpito, sarà per il timore della retorica ecclesiastica a tratti monocorde sulla difesa dei valori non negoziabili, fra cui compare sempre la famiglia – retorica fine a se stessa a cui non seguono molto spesso gesti profetici e prese di posizione non scontate contro tutto ciò che oggi in Italia mette alle strette le famiglie come la mancanza di casa o di un lavoro che vada oltre il precariato – ma quando si avvicina il momento di predicare alla messa della s. Famiglia provo sempre un certo imbarazzo a passare dalla sottolineatura della Parola ascoltata ad una dovuta concretizzazione; da ultimo, ma non meno importante, anche perché chi parla una famiglia sua non ce l’ha. Penso allora che l’esemplificazione più bella siate voi oggi: nonni che portate avanti con dignità e con tanti sforzi, anche economici, la gestione delle cose di casa, prima fra tutte, l’educazione dei bambini; sposi che continuate a scommettere su quel sì promesso oltre ogni scenario immaginabile a volte nonostante la tentazione di mollare il colpo e di fuggire sia fortissima; genitori che credete alla vita e pagate a volte il prezzo altissimo dell’ordinarietà con rinunce e compromessi; figli che sognate un domani non lasciandovi smantellare pezzo per pezzo la vostra scala di valori.
Di fronte a famiglie che vivono bene oppure sopravvivono, felici o anche stanche e stremate io dovrei solo tacere e imparare, e pregare perché dovete resistere!
Resistere, un verbo che fa eco alle prime due letture ascoltate
Resistete nell’amarvi… perché l’amore è ciò che conta realmente anche quando non ha la maschera esuberante e travolgente degli inizi perché è chiamato a farsi profondo. Ci sono spazi di crisi, momenti in cui ti guardi alle spalle, ti sembra di raccogliere poco nel palmo delle mani e ti chiedi che cosa hai costruito, e se ha ancora senso crederci nel sogno che ti ha portato a condividere tutto con la persona scelta. Ma superata la burrasca e il vento si fa bonaccia, capisci che ne valeva la pena. A tutti auguro un amore vero, come quello che Montale racconta in questa poesia dedicata alla memoria di sua moglie
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale/ e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio/ Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni,/ le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede/ Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr'occhi forse si vede di più./ Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue.
Resistete nell’educare perché non è mai frutto del caso un figlio che si pone mete alte e cerca di raggiungerle a costo di grandi sacrifici. C’è un deserto educativo che noi e solo noi possiamo colmare. Non lasciamoci prendere dal cinismo che a volte agghiaccia le relazioni fra genitori e figli: i ragazzi hanno bisogno di appigli solidi e di radici e non di giudici spietati; bandiamo le semplificazioni: non è vero che oggi è più facile essere figli o che non ci sono più valori a dettare le scelte - i valori, del resto, non si improvvisano ma si ricevono come tesoro e li si mette a frutto.
La s. Famiglia come modello: lo straordinario nell’ordinario
Gesù, Maria e Giuseppe per alcuni tratti, forse i più fondamentali, sono davvero un modello distante e inarrivabile. Basta pensare che quel figlio è il Figlio di Dio, basta pensare a come Maria e Giuseppe gestivano il loro rapporto e la loro intimità. Basta poi pensare alla cultura e alla società in cui si muovevano così lontane dalle nostre. Eppure il brano ascoltato ci consegna un tratto che, per certi aspetti, è condivisibile e per questo consolante.
Nella scena tratteggiata da Luca, appena una settimana dopo la nascita di Gesù, Maria e Giuseppe come una coppia normalissima vivono quanto la Legge obbliga a fare con ogni primogenito maschio. E li immagino al Tempio in fila fra le altre coppie ad attendere il loro turno per l’offerta e, proprio in questo momento così comune, vengono riconosciuti da Simeone. Dio, quando si rivela, entra come presenza straordinaria nelle cose più ordinarie. Dio bandisce la spettacolarità che, alla lunga si accompagna sempre al potere, e sceglie ciò che è umile, ultimo, nascosto, piccolo, cose tutte che sfuggono ai grandi di questo mondo.
Nell’ordinario trovi Gesù e lo riconosci.
Se vuoi trovare il Signore nella cronistoria dei tuoi giorni o nella routine della tua famiglia non cercarlo lontano ma nella trama nascosta di mille premure e attenzioni: nell’abbraccio degli sposi, nel servizio disinteressato e gratuito di chi per te darebbe la vita; nello sbocciare come i fiori dei bambini e nel loro crescere, nelle lacrime nascoste versate per amore, nella sofferenza che diventa terreno fecondo e credibile.
E alla fine ritroveremo il Signore come ospite inatteso alla tavola dei nostri giorni: non toglierà la fatica ma su di lui potremo sempre scommettere perché il nostro dolore si dimezzi e la nostra gioia si moltiplichi.