Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino. Poi la strada la trovi da te, porta all’isola che non c’è
Vorrei dedicare questa omelia, ma forse sarebbe meglio l’intera festa di oggi, a tutti quelli che sono in ricerca
A chi non si accontenta del vecchio modulo ma cerca sempre nuovi orizzonti
A chi sta cercando nuove vie per realizzare i suoi sogni, chiari come in cielo la stella di Betlemme
A chi non si è fermato di fronte ad una o a mille sconfitte
A chi è giovane nel cuore anche se non negli anni
A quelli a cui non bastano le risposte preconfezionate da altri
A chi sa rimettersi in discussione sempre e non crede di aver trovato ragioni a sufficienza nella vita, nell’amore e anche nella fede
A chi non si chiude di fronte alla novità per paura di perdere ciò che ha già ricevuto
A chi si mette sempre in gioco anche a rischio di essere preso in giro o di essere messo ai margini.
Avete dalla vostra parte un Dio che, se a tratti sembra amare giocare a nascondino, alla fine si rivela proprio ai cuori assetati di infinito come il vostro e si vela definitivamente a chi crede di aver compreso tutto nella vita.
La ricerca è la discriminante dell’umanità: il mondo non si divide in buoni o cattivi e nemmeno in atei o credenti ma in chi cerca Dio, la Verità, la felicità, il Bello e il Buono e non si accontenta e in chi ha gettato la spugna, uomini e donne che, anche se possono respirare, sono da sempre morti.
In quanti avranno visto quella stella brillare sopra Betlemme, semplici o colti, atei o uomini di fede, fra cui i sapienti alla corte del re, eppure non si sono messi in cammino e non si sono minimamente lasciati toccare. Nemmeno Erode, che pure era re in Israele e certe cose doveva intenderle e su alcuni segni del cielo doveva almeno vigilare, perché esasperato fino alla paranoia dal potere, dal denaro e dall’apparire, si mette in discussione. Del resto il mondo per lui era il suo mondo e tutto doveva ruotargli attorno.
Al contrario dei magi, vostri compagni di strada, che scrutavano come bimbi estatici il cielo, lo studiavano come un libro aperto e inedito, si interrogavano sul perché del segno intravedendo un senso per la loro felicità e la propria realizzazione e decisero di lasciare il nido rassicurante,lo status certamente riconosciuto di sapienti per vestire i panni di zingari e pellegrini, per dirigersi verso il cuore del mistero, nella città che da sempre conserva il Mistero del cuore di un Dio prossimo all’uomo. Diamo ascolto a come loro portano a compimento la loro ricerca per trovare anche noi gli spunti giusti per la nostra vita. A Gerusalemme le loro domande si intrecciano con l'autorevolezza di una Parola capace di dare risposte senza togliere la libertà. E dopo l’ascolto, convinti a quel punto di non essersi mossi inutilmente, fanno tappa a Betlemme e riconoscono in quel povero bambino, nello squallore di una stalla, circondato dall’amore e dalla premura di una coppia semplice e comune a tanti altri sposi di Giudea, il Messia che non solo Israele attendeva ma ogni uomo che desidera il cielo. E poi da lì per un’altra strada fecero ritorno perché non ancora sazi di verità, perché mai stanchi di inaugurare nuovi percorsi.
1 la nostra ricerca deve interrogare la Parola o meglio sarebbe dire che noi dobbiamo lasciarci interrogare dalla Parola per trovare una direzione fidata su cui poggiare i nostri piedi. La Parola di Dio è lampada ai nostri passi, luce sul nostro cammino, non toglie la fatica ma aiuta a discernere i passi e a interpretare quanto accade in noi e attorno a noi. Bisognerebbe trovare ogni giorno il coraggio di dedicare del tempo al silenzioso ascolto delle pagine della Scrittura e saremmo decisamente meno affannati, più audaci, più sicuri.
2 la strada della nostra ricerca condurrà anche noi a ritrovare la presenza del nostro Dio fra gli ultimi della terra, lui con loro ad un posto che più nessuno può strappargli perché il più basso. Dio non coincide con i poveri ma lui è il povero e chiede di diventare piccoli al servizio dei più piccoli. Da lì il mondo si guarda sotto un’altra prospettiva e quanto prima appariva importante lo si giudica come inutile e pesante e infine si scopre che solo l’amore è ciò che conta. Se cerchiamo il Signore e il senso del Vangelo proviamo fin da subito a buttare via il nostro tempo con chi il mondo non guarda o giudica non meritevole della nostra cura: gli anziani soli, i malati in ospedale, i carcerati, gli stranieri con le loro mille domande e inquietudini, i ragazzi randagi sprofondati nell’anonimato del nostro quartiere e tutto ci apparirà chiaro su noi stessi, sul mondo e su Dio.
3 e infine, anche noi, uomini e donne in ricerca, come i Magi siamo invitati a percorrere sempre altre strade, cioè a diventare alternativi, a correre pieni di speranza avanti a tutti, a non inseguire mai le mode perché sempre capaci di precorrerle e poi superarle. Alternativi nel parlare, nel vedere, nel ragionare e nel giudicare, perché non possiamo cedere alla disperazione che come un’ombra sta rendendo malata e opaca ogni cosa.
E così saremo comunità alternativa capace di trasmettere la nostalgia per un’isola che non c’è ma di cui tutti abbiamo bisogno.
E ti prendono in giro se continui a cercarla ma non darti per vinto perché, chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te!
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