Il suo battesimo, scelta di prossimità
Arrivava da lunghi anni di lavoro e di preghiera: una storia decisamente comune, prosaica, che scorreva nella vene della Storia di chi conta. Arrivava da un villaggio sconosciuto ai grandi della terra, al confine fra due popoli in quella provincia maledetta e lontana da Roma, un paese da cui non può venire nulla di buono per i sapienti della sua terra, uomini che sapevano giudicare sempre tutto con esattezza millimetrica dimenticando molto spesso che il Dio che adoravano è di una fantasia disarmante. Arrivava portando in cuore una consapevolezza a lungo maturata, la certezza di essere Dio e non di sembrarlo, armato cioè solo del potere dei segni e non brandendo i segni del potere. E questo anzitutto il suo segno: mettersi in fila pazientemente con i peccatori sulle sponde del Giordano, insieme a tanti altri che andavano a farsi battezzare da Giovanni. E lui, uno fra loro, per dire che avrebbe mosso i suoi primi passi nel solco di Giovanni e per dire che tutto ciò che sarebbe accaduto dopo sarebbe stata storia d’amore per la sua gente, mano tesa agli ultimi fino a diventare come loro, fino a sparire fra loro e con loro, insomma una vita profumata di popolo.
Inizio di un ministero nel segno di una vicinanza, di un progressivo scendere per fare suo ciò che è nostro
E così da quel giorno ha iniziato a girare di villaggio in villaggio per raccogliere tutti nessuno escluso, è entrato nelle case, ha varcato i portali delle sinagoghe, si è seduto sulle piazze, amava stare con i bambini che ai suoi tempi contavano poco o nulla, carne in attesa di diventare braccia da lavoro, perdeva tempo con i malati offendo segni di guarigione, sedeva a mensa con i peccatori sapendo che era venuto soprattutto per loro. Da quel giorno del Giordano, sceso fra i peccatori, abbassandosi nelle acque del fiume, è stato solo un progressivo discendere, fino a tacere per amore e abbracciare la croce perché si sa che l’amore a un tratto smette di dare ragioni e si dona oltre ogni ragione. E tutto ciò che era nostro è diventato suo: abbiamo incontrato un Dio che non ci guarda dall’alto ma fa comunione con noi prendendo sulle sue spalle il peso della nostra vita
Per fare nostro ciò che è suo
Per fare della sua vita la nostra, per regalarci il segreto della felicità, per aprirci la sua casa e farci sedere fra i suoi. Noi, assetati di eterno e di infinito abbiamo trovato in lui la sorgente. Gesù non smette anche oggi di camminare fra noi, di perdersi con gli ultimi della nostra storia, di prendere fra le sue braccia la nostra vita così fragile per darle sostanza.
Il nostro battesimo contiene questa comunione.
E noi che siamo stati battezzati in lui ormai gli apparteniamo. Siamo legati a lui in corda doppia. Questo legame che precede la nostra volontà ci è stato donato con il battesimo. Nella nostra vita c’è un fondamento solido su cui possiamo poggiare con sicurezza i nostri passi. La sua comunione è punto di partenza per ogni nostra scelta.
Amati per ciò che siamo e perdonati.
Gesù si è fatto vicino per dirci che Dio non pretende nulla da noi, che il suo amore non è condizionato da nessuna logica. Noi siamo amati per quello che siamo e non per quello che appariamo, anche per quelle ombre che ci stanno dentro. In lui l’amore è così eccessivo da farsi perdono, per ogni cosa, in lui siamo schiodati da ciò che ci crocifiggeva a noi stessi per colpa nostra o di altri.
Figli prediletti
Ecco perché è bello oggi sostituire la parte finale del Vangelo in cui la voce del Padre dice la predilezione per il figlio con il nostro nome. Gesù ci ha fatto figli prediletti. Noi siamo gli amati figli di Dio e tutto ciò che in noi e attorno a noi dice il contrario è falso. La vera perdizione inizia quando smettiamo di sentire in noi quella voce piena di benedizione e ci arrendiamo alla paura di contare poco agli occhi del Padre.
Nel cuore la pace
Questa è il dono che troviamo in noi per la vicinanza di Gesù. Se in noi non c’è pace, se non irradiamo pace ma siamo sempre affannati e rincorriamo una meta che non vediamo è perché non ci siamo accorti di quanto siamo stati amati.
Costruttori di ponti perché anche noi prossimi ad ogni uomo
Ma celebrare un Dio così ha anche delle ricadute che vanno oltre la nostra interiorità. Il credente è uno che sa di doversi incarnare qui e ora. Chi ha conosciuto Gesù impara quasi per contagio il segreto dei suoi giorni e anche per noi sarà irresistibile la voglia di farci prossimi ad ogni uomo, costruttori di pace e di ponti di comunione, dove c’è un credente non può esserci solitudine ma comunità, vita che palpita in un gioco di relazioni in cui la condivisione moltiplica la gioia e dimezza il dolore.
come una conclusione: il dono del battesimo ai bambini
Oggi insieme a questa famiglia è tutta la nostra comunità a donare il battesimo a questo bambino. Non dimentichiamo che alla sua vita stiamo facendo un nodo alla vita di Gesù. È un’operazione delicata che esige una testimonianza autentica se non vogliamo che questo sia solo un gesto convenzionale. Lasciamo che Gesù si faccia nostro compagno ogni giorno, gridiamo con la nostra vita che con lui nulla è più come prima e allora questa fratellino avrà l’impressione che lo stiamo conducendo su un sentiero che vale la pena battere fino in fondo.
Nessun commento:
Posta un commento