Le vocazioni ovvero la Traditio e il modo di viverla.
Non si può essere cristiani senza una vocazione precisa, perché essa è il tuo modo di vivere la fede. Le vocazioni nel loro insieme sono come tessere di un puzzle che si compongono, complementari e diverse fra loro per rendere visibile al mondo il volto di Cristo. Un marito e una moglie che si amano e pongono la felicità dell’altro prima della propria, abbracciano la croce del servizio reciproco e del dono di sé dicono l’Amore di Dio che ama ciascuno nella sua specificità fino a dare la sua vita. Un prete o una suora, con la loro scelta di verginità, con la dedizione a una comunità a prescindere dalle condizioni di partenza dicono l’Amore di Dio per tutti. Due facce di una unica medaglia.
Tuttavia, e non possiamo nasconderlo, la prospettiva attuale sul numero sempre più scarso del clero o dei matrimoni apre uno squarcio sulla crisi attuale della nostra società ad educare i suoi giovani a scelte di definitività e anche la crisi di una Chiesa che forse, soffocata da un esistente da mantenere a tutti i costi senza discernere cosa è urgente da cosa è necessario – penso qui alle condizioni medie di vita di un prete e all’impossibilità diffusa di stare fra la sua gente e dunque, di conseguenza alla perdita della capacità di affascinare che susciti nuove vocazioni; di una Chiesa che, arroccata inutilmente e pateticamente talvolta sulla difensiva, non riesce più a comunicare la bellezza di una scelta di vita totalmente impregnata di Vangelo. La certezza è che il Signore continua a seminare la sua Parola, a chiamare oltre ogni paura i nostri giovani, a scommettere sull’uomo di oggi e a noi è chiesto di essere testimoni credibili nella nostra vocazione e anche educatori abili nel dare la mano alle nuove generazioni perché non abbiano paura di osare e di compiere scelte radicali.
1 io sono il buon Pastore
La dinamica del brano: nel cuore del Vangelo di Giovanni.
Dopo il segno del cieco nato, si apre questa discussione con i farisei sulla Verità di Gesù come Figlio di Dio. Proprio per affermare la sua verità Gesù prende in prestito da Geremia l’immagine del pastore: Dio è l’unico pastore d’Israele a fronte dei falsi pastori che si sono arricchiti a danno del popolo.
Cogliamo allora la portata ad alta tensione nel definirsi il Bel pastore, l’unico in opposizione a tutti gli altri presunti, compresi quei farisei altrove definiti come guide cieche o sepolcri imbiancati di cui bisgona certamente seguire la Parola ma non l’esempio.
Il Pastore CONOSCE, AMA, RACCOGLIE le sue pecore. Tre verbi che dicono tutto l’amore di Gesù per Israele.
Conoscere: parallelo nella Bibbia al verbo amare. Conoscere l’uomo è sapere che cosa sta dentro al suo cuore, è penetrare anche nelle sue zone d’ombra ma non per condannare, inchiodare, giudicare ma per liberare, aprire prospettive nuove, amare proprio a partire dai suoi limiti.
Amare: per Gesù è sinonimo di offrire la vita, tacere, lasciarsi spezzare perché questo è il segno più emblematico che la felicità dell’altro ti sta a cuore.
Raccogliere: il Bel Pastore intreccia i sentieri degli uomini che gli sono affidati, crea comunione, non lascia nessuno da solo a combatter e la battaglia della vita ma unisce i destini e le sorti di ognuno e ne fa una polifonia.
2 Noi, Chiesa, siamo suo popolo che vive di questa sua conoscenza e di questo amore: ognuno di noi è oggetto delle attenzioni e delle premure del Cristo. E mentre si prende cura di ognuno, ci restituisce ad un insieme che però non può mai dirsi chiuso, definito per sempre, chiamato costantemente ad aprirsi a nuovi fratelli. Oggi la Parola in questo tempo di Pasqua ci mette fra le mani il disegno originario del nostro essere Chiesa: siamo Chiesa se ci lasciamo amare da Gesù, anche oggi. Prima dei nostri progetti e delle nostre architetture pastorali, prima delle nostre analisi sempre a deficit di speranza sta un amore che ci supera e che ci riconcilia. Siamo Chiesa se ci lasciamo condurre non dove vogliamo noi ma dove soffia lo Spirito e comunque non sono ammessi immobilismi! Siamo Chiesa se ci sentiamo un insieme raccolto dal Bel Pastore: contro ogni verticismo perché l’unico riferimento è il Cristo ma anche contro ogni psicologismo: non siamo insieme perché stiamo bene fra noi, ma perché qualcuno ci pone uno accanto all’altro e ha la pretesa di comporre le nostre diversità. Siamo Chiesa infine se conserviamo nel cuore sempre un’apertura costante verso nuovi fratelli.
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