domenica 11 settembre 2011

II dopo il Martirio del Battista - spunti per una messa in memoria delle vittime di tutti gli attentati terroristici


1 il percorso liturgico. Tempo dopo Pentecoste, occasione per ripercorrere la storia della salvezza, accorgerci che la storia di Dio scorre come un fiume carsico nelle vene della nostra storia e comprendere che noi siamo chiamati, con il nostro sì a Dio ogni giorno, nelle scelte che danno forma ai nostri giorni, a scrivere ancora una pagina in più di questa storia. In queste settimane stiamo riflettendo su come Gesù, che ha calpestato la polvere delle nostre strade e si è incarnato sporcandosi le mani con la nostra storia chiamando attorno a sé la sua Chiesa, sia la pienezza della rivelazione di Dio, del suo presentarsi come Padre all’umanità

Le letture di oggi:

-          Il sogno d’Isaia si è compiuto: ha fine il tempo della miseria, del lutto, della guerra. Il profeta, che sa scorgere sui rami rinsecchiti dall’inverno i segni dei germogli, che sa annunciare speranza nel cuore della disperazione annuncia il tempo nuovo in cui Dio farà pace con il suo popolo che finalmente abiterà la terra. I cristiani vedono in Gesù e nel suo Regno in cui i piccoli e i deboli trovano un riscatto il compimento di questo miraggio antico.

-          La risurrezione dei morti, una speranza che entra con prepotenza nello scorrere dei nostri giorni. Il dono che Cristo ha fatto all’uomo è la certezza della risurrezione, il superamento dell’ostacolo più angosciante che è la morte.

-          La vita piena nell’amore, la vita di Dio. Nel vangelo è come se leggessimo la carta d’identità di Gesù. Chi è, da dove viene, quali sono i segni particolari che lo contraddistinguono…lui è dal Padre e il Padre è il segreto dei suoi giorni, della sua gioia, del suo agire profetico che ha ribaltato ogni schema rigido su Dio.

Il già e il non ancora. Quando è avvenuto tutto questo. Se è già accaduto perché il nostro tempo sembra così lontano dal sogno di Isaia? Non è ancora accaduto? I nostri occhi non vedono: la memoria di quello che è accaduto nell’11 settembre di 10 anni fa, questo senso di precarietà che si è impadronito della nostra vita, la guerra che nasce dalla voglia di sicurezza e dalla sofferenza  ma che ha generato altra sofferenza e instabilità e poi il grido dei poveri che spesso le nostre politiche e i nostri sistemi economici  affamano e che rappresentano la vera leva del terrorismo. Già e non ancora sono in un equilibrio instabile che è la nostra vita, la nostra storia.

Quale via ci indica la Parola ascoltata per abitare questo tempo così sospeso?

1 abitare questa nostra storia e la sua complessità. Come a Israele anche a noi è chiesto di saper accogliere l’alba nel cuore delle tenebre. Abitare la notte prepara il cuore alla luce del mattino, chi conosce lo sgomento del buio sa gustare il dono della luce. In questo scorcio della storia così precario, così buio non sono ammesse fughe indietro, barricate, pregiudizi, inutili addebiti di colpa che rendono nemico chi è diverso solo perché tale. Dobbiamo affinare lo sguardo profetico di chi sa scorgere l’alba e anticiparla con una conversione personale, uno stile di vita sobrio che annuncia un tempo nuovo, solidale con gli ultimi della terra che non hanno scelto di nascere in paesi dove si muore di fame e dove sono ridotte le possibilità di riscatto. E forse non saremo noi a godere della luce del mattino perché non sappiamo quanto ancora dureranno queste tenebre ma avremo lavorato per il bene dei nostri figli e per un mondo più giusto che siamo chiamati, come un imperativo, a lasciare nelle loro mani.

2 essere segno di Risurrezione, essere segno di vita a immagine di Cristo risorto, rifiutare cioè la morte e la violenza che la genera. E se questo vuol dire condannare chi semina la morte addirittura in nome di Dio, vuol dire anche spegnere tutte le micce di violenza che sono disseminate nel nostro parlare, nella nostra quotidianità, nei nostri giudizi, nelle nostre relazioni più prossime e che potrebbero, trascinate a lungo e non controllate, portare ad uno scontro di civiltà dagli esiti negativi imprevedibili. Bisogna puntare sull’amore  e sulla grammatica dei suoi segni perché solo l’amore dà vita e il segno più forte di questa logica si chiama perdono.

3 Il Mistero di Dio è la comunione che rende una cosa sola tre Perone diverse. È la comunione il segreto che Gesù ha voluto raccontarci, che portava inciso nel cuore come un marchio di fabbrica e che tentava in ogni momento di realizzare. Il lessico della comunione parte dalla A di accoglienza che rispetta la diversità ma promuove sentieri di dialogo e di integrazione. La vita in pienezza è proprio il miraggio di un mondo dove osiamo dirci fratelli.

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