"Uomini vanno a Dio
nella loro tribolazione, piangono per aiuto, chiedono felicità e pane,
salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte.
Così fan tutti, tutti, cristiani e pagani.
Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione, lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane,
lo vedono consumato da peccati, debolezza e morte.
I cristiani stanno vicino a Dio nella sua sofferenza. Dio va a tutti gli uomini nella loro tribolazione,
sazia il corpo e l’anima del suo pane, muore in croce per cristiani e pagani
e a questi e a quelli perdona".
salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte.
Così fan tutti, tutti, cristiani e pagani.
Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione, lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane,
lo vedono consumato da peccati, debolezza e morte.
I cristiani stanno vicino a Dio nella sua sofferenza. Dio va a tutti gli uomini nella loro tribolazione,
sazia il corpo e l’anima del suo pane, muore in croce per cristiani e pagani
e a questi e a quelli perdona".
Forse la mia omelia potrebbe chiudersi
qui, lasciando come unico commento alla Parola di oggi questa preghiera che
scrisse D. Bonhoeffer. In questo scorcio dell’anno liturgico in cui viene messo
al centro l’annuncio che Gesù è il compimento della storia della salvezza, oggi
in particolare, ci viene detto in che modo si compie questa rivelazione, nel
segno della forza che si fa debolezza per salvare ogni uomo, della potenza che
si fa crocifissa per abbracciare nel perdono ogni uomo.
Eppure il messia che Israele
attendeva doveva avere una tono differente. Proviamo a immaginare come poteva
essere letta, ad esempio, la pagina di Isaia che anche noi oggi abbiamo
ascoltato, nel contesto della Palestina ai tempi di Gesù, schiacciata dall’oppressione
politica e militare dei romani. Il Messia che tutti si attendevano, anche i
discepoli, era la manifestazione di un Dio guerriero, forte, intransigente, che
libera e spezza, che brucia e ridà dignità all’oppresso. Ma Gesù rifiuta questa
categoria, nella preghiera, immerso costantemente nel cuore del Padre, ha
maturato un modo diverso di essere Figlio di Dio. Non sarà il Messia re; non sarà
il Messia del giudizio ma il volto del Dio debole, prossimo all’uomo, del Dio
che si ritrae per fare spazio alla libertà. Il Dio che conquista uno ad uno i
suoi. È Il Messia che ad un certo punto, dopo aver gridato l’annuncio di un
Regno in cui gli ultimi e i piccoli sono amati dal Padre, decide per amore di
tacere e di lasciarsi crocifiggere. E proprio da questa conquista del cuore può
sgorgare la rivoluzione che, per dirla con Maria, “rovescia i potenti dai troni
e innalza gli umili”.
E io che Messia attendo?
Non è banale chiederci oggi
qual è il volto di Dio che noi abbiamo in mente e lasciarci convertire dal
Vangelo ascoltato. Forse per tanto tempo per noi Dio è stato il Dio Giudice che
vede ogni cosa ed è pronto a punirci. Oppure forse per noi Dio è il Dio
distante che scrive a priori il cammino di ogni uomo non risparmiandoci la
sofferenza.
Forse è il Dio da piegare a
nostro favore con la nostra preghiera e la nostra buona condotta.
Il Dio di cui avere paura, da
cui guardarsi per non soccombere. Il Dio da tenere buono.
Questo è un Dio troppo umano,
troppo a immagine di noi stessi.
Oggi ci viene annunciato che Il
nostro è il Dio crocifisso, che
raccoglie l’ultimo, che è solidarietà infinita con l’uomo crocifisso, anche con
i miei dubbi e le mie paure, soprattutto con le mie ferite per renderle
feritoie di luce con il suo perdono e il suo amore.
Convertirsi a questo Vangelo
non è facile così come non lo è stato per Pietro e per gli altri discepoli. Perché
è molto più facile avere una legge e obbedire piuttosto che lasciarsi avvincere
nella propria libertà da Gesù ed essere docili. È molto più facile immaginare
una rivoluzione e prendere in mano le armi e sovvertire il potere dei forti
piuttosto che abitare dal di dentro le situazioni difficili e amare fino a dare
la vita. È molto più facile tracciare una linea e dividere il mondo in buoni e
cattivi piuttosto che amare anche chi non lo merita e per lui dare la vita come
unica possibilità per il suo riscatto.
Concludo soffermandomi sulla
Parola di Paolo. Anche lui, ad un certo punto della sua vita, ha incontrato il
crocifisso risorto ed ha dovuto ribaltare la sua idea di Dio. Ha trovato sulla
sua strada un Signore che fa della debolezza la sua forza e lo ha avvinto per
sempre rendendolo testimone instancabile, randagio per il mondo con un Vangelo
da annunciare per la gioia di ogni uomo. E Paolo risponde in modo tutto suo
alla domanda su chi è Gesù per lui. Sarebbe bello se anche noi questa settimana
rispondessimo alla stessa domanda.
Gesù, ogni giorno ho bisogno
di capire chi sei per me. Ti ho conosciuto come molti di noi fin da ragazzo ma
ti ho scoperto un giorno Messia piccolo e povero, ferito perché così io potessi
avvicinarmi a te con le mie ferite e lasciarmi guarire. E da allora ti cerco
ogni giorno in ogni fratello povero, la cui vita è spezzata e ti trovo in
effetti accanto a lui, pronto a fasciare le sue piaghe.
Nessun commento:
Posta un commento