Non sono estranee al cuore del credente questo grido e queste domande. Domande cruciali, a volte conturbanti, che si allineano per interrogare e spingere la parte credente in noi a cercare risposte autentiche e non di maniera sui cui radicare la fede. Il mondo infatti non si divide in atei o credenti ma in chi ricerca e in chi ha smesso di inseguire risposte e si accontenta del suo guadagno, come ci si potrebbe accontentare di un’oasi mentre la meta oltre il deserto è ancora lontana: il dramma è che però l’acqua fresca di quel rifugio presto o tardi si esaurisce e ci si ritrova assetati e immobili. Chi si accontenta diventa un estremista da una parte o dall’altra. Costa fatica la ricerca ma ti rende autentico. E attorno alla risposta che ti dai si fa chiara anche la verità della tua esistenza e dunque anche la qualità. Non è vero che non cambia nulla, mi sembra estremamente superficiale chi lo afferma perché è come camminare con una direzione e con la bussola fra le mani oppure vagando senza sapere né da dove si viene e nemmeno dove si approderà [lettura di quando, il cecchino serbo a una mia amica ha colpito il bambino tra le braccia di Marko Vesovic]
2 E Dio da parte sua sembra amare proprio chi ha il cuore inquieto ed è
in ricerca. Dio si rivela a chi è in cammino o, come dice Ambrogio in una
commento al Salmo 118, chiama a sé quelli
che faticano e fra questi sicuramente anche quelli che non si accontentano
di facili risposte e si avventurano su sentieri inesplorati. Il cielo è chiuso
per chi lo guarda in modo scontato, ma tutte le stelle invece sorridono per chi
si lascia incantare e cerca la poesia e il perché nascosto dietro alla loro
bellezza. E Dio entra a modo suo nella ricerca dell’uomo, si diverte a mostrare
il suo volto poco a poco e all’improvviso, lo vedi come quando un lampo squarcia
il buio della notte e vedi per un istante solo con chiarezza quanto ti circonda.
Dio si lascia vedere, ma non afferrare,
per intuizioni che poi cercano radici. Si
rivela e poi si nasconde perché tu possa affidarti. E ci consegna una Parola in
cui ritrovare la grammatica per decifrare questo gioco.
4 E proprio a partire da
questa provocazione di un’ altra strada
vorrei trovare una conseguenza per ognuno di noi e poi per la nostra comunità. Percorreremo
un’altra strada se osiamo stupirci e non
ci accontentiamo di quanto abbiamo, se avremo la capacità di mettere in dialogo la parte credente con
quella non credente di noi stessi, se non
avremo assecondato la logica che appiattisce il desiderio sul consumo, se
saremo disposti a farci sorprendere dall’alto, se avremo il coraggio di
cambiare spesso, se alzeremo lo sguardo al cielo e sapremo intendere la voce di
Dio nella profondità più recondita dei nostri desideri. E sarà Dio allora a
venirci incontro, sarà lui a tenderci la mano da un punto che non ci
aspettavamo e che all’improvviso squarcerà l’orizzonte. Percorreremo un’altra strada se poi lo riconosceremo al fianco della nostra
vita come compagno di viaggio fedele che, con la mano poggiata alla nostra
spalla, ci guida come un pastore fedele anche quando il sentiero si snoda nell’ombra.
Percorreremo un’altra strada se ci
rapisce la certezza della sua Risurrezione e sapremo piegare le ginocchia ad
ogni suo passaggio nella nostra vita e in modo del tutto particolare nel
segno del Pane spezzato e nella Parola aperta e spiegata.
E infine come comunità dobbiamo percorrere la via alternativa dell’accoglienza e della
carità. Perché Dio infine ha deciso di mostrarsi negli ultimi e in chi non
corrisponde ai nostri parametri, in chi non giudicheremmo mai degno di fiducia perché
lontano dai nostri moduli. E così diventeremo anche noi, magari nostro malgrado,
un segno della sua Misericordia.
Nessun commento:
Posta un commento