sabato 5 gennaio 2013

Epifania del Signore

1 Dio, ci sei? è affidabile la testimonianza di chi dice di averti incontrato? Ha senso cercarti nella nostalgia di infinito e di eternità che abita nel nostro cuore e che ci lega all’uomo di sempre? Oppure tu sei proiezione di ciò che ci appare giusto e vero, tu sei invenzione dei nostri cuori ansiosi, in preda al panico di fronte alla violenza e alla morte? Dio, squarcia il cielo e rivelati, Dio muovi tu il primo passo verso di noi, Dio, dammi un segno della tua esistenza.
Non sono estranee al cuore del credente questo grido e queste domande. Domande cruciali, a volte conturbanti, che si allineano per interrogare e spingere la parte credente in noi a cercare risposte autentiche e non di maniera sui cui radicare la fede. Il mondo infatti non si divide in atei o credenti ma in chi ricerca e in chi ha smesso di inseguire risposte e si accontenta del suo guadagno, come ci si potrebbe accontentare di un’oasi mentre la meta oltre il deserto è ancora lontana: il dramma è che però l’acqua fresca di quel rifugio presto o tardi si esaurisce e ci si ritrova assetati e immobili. Chi si accontenta diventa un estremista da una parte o dall’altra. Costa fatica la ricerca ma ti rende autentico. E attorno alla risposta che ti dai si fa chiara anche la verità della tua esistenza e dunque anche la qualità. Non è vero che non cambia nulla, mi sembra estremamente superficiale chi lo afferma perché è come camminare con una direzione e con la bussola fra le mani oppure vagando senza sapere né da dove si viene e nemmeno dove si approderà [lettura di quando, il cecchino serbo a una mia amica ha colpito il bambino tra le braccia di Marko Vesovic]

2 E Dio da parte sua sembra amare proprio chi ha il cuore inquieto ed è in ricerca. Dio si rivela a chi è in cammino o, come dice Ambrogio in una commento al Salmo 118, chiama a sé quelli che faticano e fra questi sicuramente anche quelli che non si accontentano di facili risposte e si avventurano su sentieri inesplorati. Il cielo è chiuso per chi lo guarda in modo scontato, ma tutte le stelle invece sorridono per chi si lascia incantare e cerca la poesia e il perché nascosto dietro alla loro bellezza. E Dio entra a modo suo nella ricerca dell’uomo, si diverte a mostrare il suo volto poco a poco e all’improvviso, lo vedi come quando un lampo squarcia il buio della notte e vedi per un istante solo con chiarezza quanto ti circonda. Dio si lascia vedere, ma non afferrare, per intuizioni che poi cercano radici. Si rivela e poi si nasconde perché tu possa affidarti. E ci consegna una Parola in cui ritrovare la grammatica per decifrare questo gioco.

3 penso che sia illuminante leggere in questa prospettiva il brano del Vangelo di oggi. I magi sono metafora dell’uomo in ricerca, di chi è inquieto ed alza ogni notte il suo sguardo al cielo, di chi, a partire da un’intuizione, si mette in cammino mettendo in discussione ogni sapienza conquistata pur a fatica. A gente come loro a Dio piace riempire di segni il cammino, ispirare sogni,  e infine mostrare il suo volto nella paradossalità e nella piccolezza del suo essersi fatto carne, bambino, limite e finitezza in uno slancio d’amore per condividere ogni cosa con la sua creatura. Contrapposti a loro ci sono Erode e la sua corte, fatta anche di profeti e di sapienti, di esperti conoscitori della Scrittura, chiusi però nelle loro rassicuranti teorie o stretti ad un potere che spegne il desiderio: loro non hanno sentito in quella notte il coro degli angeli, non hanno mai alzato lo sguardo al cielo e non si erano mai accorti prima di allora che una stella illuminava in modo speciale la fetta di terra che gli era stato chiesto di abitare. Il mistero scivola silenzioso sotto le loro esistenze e non lascia traccia. Il valore della ricerca è talmente forte nei Magi che anche alla fine, per non smentirsi e non tradire i loro sogni, cambiano strada per fare ritorno al loro paese, abbandonano per un’altra volta il modulo appena battuto.

4 E proprio a partire da questa provocazione di un’ altra strada vorrei trovare una conseguenza per ognuno di noi e poi per la nostra comunità. Percorreremo un’altra strada se osiamo stupirci e non ci accontentiamo di quanto abbiamo, se avremo la capacità di mettere in dialogo la parte credente con quella non credente di noi stessi, se non avremo assecondato la logica che appiattisce il desiderio sul consumo, se saremo disposti a farci sorprendere dall’alto, se avremo il coraggio di cambiare spesso, se alzeremo lo sguardo al cielo e sapremo intendere la voce di Dio nella profondità più recondita dei nostri desideri. E sarà Dio allora a venirci incontro, sarà lui a tenderci la mano da un punto che non ci aspettavamo e che all’improvviso squarcerà l’orizzonte.  Percorreremo un’altra strada se poi lo riconosceremo al fianco della nostra vita come compagno di viaggio fedele che, con la mano poggiata alla nostra spalla, ci guida come un pastore fedele anche quando il sentiero si snoda nell’ombra. Percorreremo un’altra strada se ci rapisce la certezza della sua Risurrezione e sapremo piegare le ginocchia ad ogni suo passaggio nella nostra vita e in modo del tutto particolare nel segno del Pane spezzato e nella Parola aperta e spiegata.
E infine come comunità dobbiamo percorrere la via alternativa dell’accoglienza e della carità. Perché Dio infine ha deciso di mostrarsi negli ultimi e in chi non corrisponde ai nostri parametri, in chi non giudicheremmo mai degno di fiducia perché lontano dai nostri moduli. E così diventeremo anche noi, magari nostro malgrado, un segno della sua Misericordia.

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