1 accorgiti che Dio è all’opera sempre sporcandosi le mani con la nostra storia, accettando la
sfida del tempo, scegliendo di essere partner affidabile della sua creatura. Il
cuore che lo ricerca come terra assetata lo può trovare vicino, molto
vicino…basta indossare le lenti giuste.
2 accorgiti che il tuo tempo è benedetto, è prezioso perché è occasione di Grazia. Non maledire
nemmeno uno dei tuoi giorni, non considerarlo nemmeno come una pagina vuota di
un’agenda da riempire. Oggi è il giorno più bello della mia vita perché, nel
silenzio della preghiera, nell’incontro con l’altro, tuffandomi nella
profondità del mio cuore, posso scorgere l’architettura promettente di un
Signore buono che rende la mia vita un progetto di felicità3 accorgiti che lo Spirito chiede anche a te di essere con Dio protagonista della storia della salvezza. Dai tuoi sì ne dipenderanno molti altri, i tuoi no sono porte sbarrate al mistero di un Regno che chiede di incarnarsi per l’oggi.
E
se settimana scorsa la Parola aveva messo a fuoco il tema della Creazione,
quest’oggi siamo invitati a riflettere sul binomio
peccato-salvezza proprio da quella pagina paradigmatica che è Genesi 3.
Dio
ha creato l’uomo e lo ha posto nel Giardino. La comunione è intensa, ogni sera
cerca l’uomo e la donna per farsi loro compagno di strada, il dialogo è
serrato, la prospettiva è identica. Ma
l’uomo ha scelto questa comunione? Forse questo dubbio attanaglia la mente
di Dio. Lui vuole essere amato per quello che è e non per quello che dà, vuole
essere scelto e non accettato, vuole la libertà della sua creatura perché non è
un idolo e non vuole che a lui si immoli il cuore o l’intelligenza dell’uomo.
Ecco il perché di un comando: per suscitare
libertà. È la scelta di una pedagogia sottilissima, è una scelta di un
azzardo incomparabile. Sappiamo bene come è andata. L’uomo non si è fidato, si
è ripiegato su di sé, si è lasciato prendere dalla tentazione di vedere in Dio
un nemico, un concorrente, sceglie l’autonomia e la solitudine, preferisce tagliare
i ponti con il cielo con l’illusione di spianare una strada più lunga sulla
terra. Ma senza la guida delle stelle
qualsiasi strada può rivelarsi insidiosa e non conduce da nessuna parte. Il
peccato, anche il nostro, prima di essere una questione morale di un male agito
contro noi stessi o qualcun altro, è l’occasione mancata, è aver imboccato un
vicolo cieco, è aver chiuso il cuore alla nostra identità di creature, è aver
smesso di dar voce all’eco della presenza di Dio nella nostra vita. E così l’uomo si accorge di essere nudo, prende le misure della sua finitezza, l’essere creatura diventa un ostacolo. Smette di amarsi. E prova vergogna di chi ha accanto e di se stesso. Inizia a guardarsi con sospetto.
Ma soprattutto ha paura di Dio. lo avverte come un nemico da cui nascondersi e fuggire
E infine si scatena una reazione a catena di paradossale deresponsabilizzazione. L’uomo che dimentica Dio dimentica anche il suo compito, si ritrova con una libertà svilita e annichilita…la colpa è sempre di qualcun altro. in effetti il primo passo verso la conversione è sempre prendere coscienza che il male dipende da mee da nessun altro.
Eppure
la Parola di oggi non si chiude qui. Perché, qualche versetto oltre, si
racconta che Dio confeziona per l’uomo e la donna delle tuniche. Sono il segno
che non li abbandonerà e la sua premura per loro non verrà mai meno. La loro uscita dal Paradiso segna il punto
di partenza della sua corsa per ricostruire una relazione, per riprendere il
sentiero dell’alleanza. Dio è un nostalgico della comunione e si fa
cocciuto e non si dà pace finché l’uomo non torna ad arrendersi a lui senza
altre scorciatoie. Per questo sceglie di
esserci (IHWH, il suo nome, è proprio la declinazione del verbo essere al
passato, al presente e al futuro), per questo si farà Emmanuele, Dio-con-noi, un Dio-che-sta. Gesù non avrà paura
a scendere nei fossati dove la storia si fa tanfo, non teme di calcare i
prosceni molto prosaici della vita dei peccatori, non teme di farsi loro
compagno, e soprattutto dà la sua vita per loro proprio perché, di fronte ad un
amore così, l’uomo possa smettere di avere paura di Dio e possa scegliere di
lasciarsi abbracciare.
Un’ultima
nota, come una conclusione. Questo sogno
di Dio ha preso forma perché un uomo ha scelto di farlo suo. I sogni dei giusti
correggono il tiro della storia di peccato, anticipano le coordinate del Regno.
Andiamo alla ricerca dei profeti per metterci in ascolto dei loro sogni. Diamo
spazio ai nostri sogni più autentici per essere una caparra di un mondo dove
l’alleanza fra il cielo e la terra segna l’inizio di un mondo nuovo.
Nessun commento:
Posta un commento