domenica 14 giugno 2009

II domenica dopo Pentecoste

Il dono dello Spirito nel giorno di Pentecoste offre alla Chiesa un tempo per fare memoria del suo Signore e per incarnare nelle scelte di tutti i giorni, fino al suo ritorno, la logica del Vangelo: quel tempo sono i nostri giorni.
Anzitutto desidero studiare la mappa che il nuovo Lezionario Ambrosiano ci mette fra le mani per queste domeniche che seguono il mistero della Pasqua. Ci sono due punti fermi che fanno da cardine per i temi delle letture e sono rispettivamente la memoria del Martirio del Battista al 29 di agosto e la festa della Dedicazione della Chiesa Cattedrale alla III di ottobre. Le domeniche che precedono la memoria del martirio del Battista ci fanno ripercorrere l’intera storia della salvezza dalla Creazione al dono della Legge sul Sinai fino alle vicende di Israele al tempo dei Re e all’episodio dei Maccabei che non hanno esitato a dare la loro piuttosto che rinunciare alla fede per arrivare infine all’alba del Mistero dell’Incarnazione del Verbo. Le domeniche che seguono questa festa ci aiutano a cogliere la presenza del Verbo nella Chiesa e ci preparano a celebrare il giorno della Dedicazione. Così che da quella Domenica fino all’Avvento ascolteremo le parole che muovono la missione della Chiesa di annunciare la Parola fino agli estremi confini della terra.
È una corsa rapida attraverso l’intera Scrittura: è un dono poter ascoltare in abbondanza la Parola anche in passaggi magari inediti. Ascoltare poi la Storia della Salvezza significa aprire gli occhi e imparare a guardare oltre ogni apparenza la presenza di Dio nella nostra vita. Nelle vene della storia, delle nostre tante storie, scorre la Storia di un Dio che non ci abbandona e che ci è Padre, di una Luce, la sua, che vince ogni ombra, di una roccia a cui poter aggrapparsi senza temere di scivolare nel baratro del nulla, di una Verità in nome della quale scegliere in una prospettiva di definitività e secondo parametri diversi rispetto a quelli del mondo.
Oggi la Parola ci chiede di porre attenzione alla Creazione. Dio l’ha ordinata con estrema Sapienza e Bellezza; fra le sue righe c’è la grammatica dell’Amore del Padre che Gesù ci ha annunciato nel Vangelo e proprio per questo attraverso di essa tutti gli uomini, come ci ricorda Paolo nella lettera ai Romani, anche se non conoscono Cristo, possono cogliere la traccia della presenza di Dio. La Parola della Creazione è aperta anche per noi per stupirci della Bellezza di Dio e per poterci fidare della sua bontà e imparare ad essere anche noi uomini d’amore. Vorrei sottolineare con estrema forza questo rapporto che c’è fra il Bello e il Buono. Per educare alla Bontà di cuore si deve passare attraverso la Bellezza. Forse le nostre città sono crocevia di tristezza, forse dilaga fra i nostri ragazzi la violenza e la paura, forse il nostro respiro si riempie d’affanno e non riusciamo a scorgere un orizzonte promettente anche perché siamo circondati da cose brutte e ci permettiamo di sovvertire le regole della Creazione. Invece possono avvenire veri e propri miracoli, per esempio in ragazzi in difficoltà, quando si trovano sotto l’immensità di un cielo stellato oppure nello spettacolo della natura incontaminata o anche di fronte alla Bellezza che l’uomo ha replicato nell’Arte. Forse ci è capitato di stupirci di fronte ad un tramonto mentre siamo affacciati alla finestra di casa nostra e il cielo si tinge di mille sfumature; forse ci è capitato di rimanere senza fiato di fronte alla maestà di qualche monte o all’immensità dell’orizzonte del mare: è allora che il cuore si placa e riscopre la sua dignità di creatura ma senza paure ma con il desiderio di abbracciare quel Dio che ci ha regalato tutto questo ed essere qui e ora immagine del suo volto d’amore.
Mi piace pensare che anche Gesù fosse innamorato della Creazione perché spesso prendeva da qui spunto per annunciare il Vangelo. Un esempio è la pagina di oggi. Gesù guarda gli uccelli del cielo e chiede anche a noi di fidarci del Padre che non ci fa mancare nulla e così i gigli del campo e la loro bellezza e, perché noi valiamo più di loro e il Padre si prende cura di noi suoi figli, ci chiede di stabilire la giusta scala di priorità: cercate il regno di Dio e il resto ci verrà dato in aggiunta. Vivere secondo il Vangelo è bandire ogni forma di ansietà, è stanare nel nostro cuore quei pensieri che ci fanno paura perché ci fanno credere di essere soli e abbandonati al nostro destino di morte. Il cristiano sa che Dio è all’opera nel mondo, nella storia, nella nostra vita e non ci manca nulla altrimenti il Padre già ce l’avrebbe dato. E così si galleggia come un turacciolo sulle correnti dell’acqua: talvolta si può andare sotto per la pressione della vita ma alla fine si ritorna sempre a galla. Salutare ogni mattino con questa certezza ci permette di sorridere al mondo intero e ci fa scoprire che nulla accade per caso ma tutto è per la nostra felicità.
Oggi la nostra parrocchia celebra la festa in famiglia. Don Ezio e la comunità di allora l’aveva pensata per ribadire che la Parrocchia è una famiglia formata da tante famiglie, ognuna con la sua storia, ognuna con le sue bellezze e anche le sue difficoltà. La Parola di oggi ricorda anche alle nostre famiglie di non temere perché Dio non dimentica nemmeno uno dei suoi figli e mi piacerebbe che questa parola fosse una carezza per tutte le famiglie che si trovano nella sofferenza, nella crisi e sul baratro della povertà. Ma questa Parola ci chiede di essere insieme comunità che promuove il Bene e il Bello per ogni famiglia perché, se un rinnovamento nel nostro mondo può esserci, questo non può che passare dalle nostre famiglie.

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