
Inizia oggi un nuovo tempo liturgico che, nella scansione offerta dal nuovo Lezionario ambrosiano, si chiama Mistero della Pasqua del Signore; è diviso in due tempi: la Quaresima e il tempo successivo che va dalla Pasqua alla Pentecoste. Mi sembra già uno spunto interessante sottolineare la profonda unità che sta fra la Quaresima e la Pasqua, fra quello che, metaforicamente, potremmo chiamare il cammino e la meta. Quando qualche anno fa, con un gruppo di giovani, abbiamo scelto di incamminarci a piedi verso Santiago di Compostela, abbiamo dovuto pianificare il cammino, programmare le soste, abituarci all’idea della fatica, liberare lo zaino di pesi inutili dovendo essere nostro insostituibile compagno di viaggio. Ma la meta da raggiungere valeva la fatica del cammino. Quando hai una meta da raggiungere i passi si fanno agili, il cammino ti rende leggero, la Grazia ti fa compagnia. E la meta si carica di bellezza e di fascino solo grazie alla fatica dei singoli passi. Quaresima è il tempo per preparare il cuore alla Pasqua: ma solo la voglia di arrivare a destinazione, di celebrare cioè bene il mistero dell’Amore di Dio che ha dato il suo Figlio per noi, ci può far decidere oggi di entrare in questo cammino faticoso di preparazione. Nella Pasqua è contenuta la nostra Verità di figli di Dio, il nostro essere creature nuove: la quaresima serve a guadagnare questa consapevolezza e a correggere tutte quelle abitudini sbagliate a cui lo scorrere del tempo sembra condannarci.
L’itinerario delle letture dei vangeli delle domeniche di Quaresima non è cambiato. In effetti il loro ricordo lo troviamo già nella predicazione di Ambrogio: è un patrimonio antichissimo a cui il nuovo Lezionario non poteva rinunciare. Solo variano, su un ciclo triennale, le prime due letture che si sintonizzano meglio con le pericopi evangeliche. Sono domeniche intense che, dopo la prima che si offre come un portale d’ingresso al cammino pasquale, ci riportano ai temi maggiori della fede, ci chiamano a fare nostra la scelta di essere figli di Dio, dono che abbiamo ricevuto con il Battesimo.
Apriamo allora lo scrigno della Parola di Dio di quest’oggi. Come dicevo prima è una domenica che ci introduce al tempo di Quaresima, un vero e proprio portale attraverso cui passare che richiama le motivazioni per intraprendere questo nuovo cammino e anche i segni che lo accompagneranno. Dunque la domanda sottesa e che deve accompagnarci nella preghiera, anche personale, di oggi è sul nostro desiderio di fare quaresima. Desidero mettermi in cammino? Desidero correggere il tiro dei miei giorni per riscoprire la mia verità di figlio di Dio? Desidero educare la mia volontà, la mia libertà alla scuola del Vangelo? Forse questa Quaresima mi sorprende, avrei desiderato altro tempo per prepararmi meglio ma il dono è arrivato imprevisto e non è detto che lo sconcerto non si trasformi in stupore. La proposta di un viaggio è sempre e comunque intrigante!
Siamo chiamati al digiuno, come richiama il papa nel suo messaggio, alla sobrietà a cui ci invita il nostro Arcivescovo. In effetti, educarsi ad un corretto uso dei beni, rinunciare in alcuni momenti a qualcosa di essenziale come il cibo, modella la nostra volontà, affina i tratti interiori, riporta il cuore a ciò che veramente è essenziale. Ma Isaia, nella prima lettura, ci parla di un digiuno non solo esteriore. Bisogna operare scelte di giustizia, di verità, di Carità concreta. Dio è riconciliazione, la sua mano è tesa per offrici perdono e pace ma il cuore deve cambiare rotta, deve lasciarsi placare e non essere come quelle acque agitate che lasciano emergere melma e fango. Allora scegliamo pure di rinunciare a qualcosa ma ricordiamo che tutto deve essere finalizzato a fare di noi donne e uomini pieni d’amore.
Oggi riceveremo le ceneri sul capo. Il sacerdote ricorderà che siamo polvere e polvere ritorneremo. È un richiamo alla nostra finitezza, all’attimo che fugge, all’urgenza di non perdere tempo e di non permettere che altro o altri vivano al nostro posto. Collego questo segno alla lettura di Paolo. L’uomo esteriore si corrompe ma si forma l’uomo nuovo. Più passa il tempo e più in noi dobbiamo sentire il desiderio dell’eternità, il bisogno di una comunione definitiva con Dio; come scriveva il cardinale Martini dobbiamo riconciliarci con l’idea della morte perché sarà il nostro estremo atto di abbandono al Padre, senza più scorciatoie. Il tempo passa, solo Dio resta: per cosa decidiamo di spendere questa nostra vita? Che cosa ha valore e merita il dono totale di noi stessi?
E infine la pagina di Vangelo. È lo Spirito a condurre Gesù nel deserto per 40 giorni; un cammino impegnativo e faticoso, come per noi può essere la Quaresima, è dettato dallo Spirito di Dio che non si stanca di lavorare in noi e per noi. Anche la tentazione, che non è il peccato ma la possibilità di scegliere una strada alternativa, una scorciatoia alla logica del Vangelo, diventa possibilità per compiere scelte autentiche secondo il cuore di Dio. E Gesù, in quel deserto, decide di essere Dio e non di sembrarlo, di essere Messia e di non corrispondere alle attese troppo umane che venivano nutrite su di lui. E così lui sarà il Dio che non ha altra forza se non la Parola per presentarsi all’uomo e non il Dio che piega la libertà della creatura stravolgendo l’ordine delle cose, fosse anche per saziare la fame del mondo. Lui sarà il Dio dell’essere e non dell’apparire, che conquisterà uno ad uno i suoi figli con la fatica della ricerca del pastore incontro alle pecorelle smarrite. Lui sarà il Dio povero che chiama potere il servizio disinteressato.
Le sue scelte devono essere anche il nostro orizzonte. Se vuoi fare quaresima devi volere anche per te quanto lui ha desiderato, devi farti forte solo della Parola; essere e non apparire, costruire cioè un’interiorità autentica rinunciando ad ogni formalismo; devi essere servo perché qui sta la forza del cristiano.
Il ramo secco inizia a fiorire a contatto con l’acqua. La nostra vita spirituale in questa quaresima può riprendere forma per il bene nostro e del mondo intero.
L’itinerario delle letture dei vangeli delle domeniche di Quaresima non è cambiato. In effetti il loro ricordo lo troviamo già nella predicazione di Ambrogio: è un patrimonio antichissimo a cui il nuovo Lezionario non poteva rinunciare. Solo variano, su un ciclo triennale, le prime due letture che si sintonizzano meglio con le pericopi evangeliche. Sono domeniche intense che, dopo la prima che si offre come un portale d’ingresso al cammino pasquale, ci riportano ai temi maggiori della fede, ci chiamano a fare nostra la scelta di essere figli di Dio, dono che abbiamo ricevuto con il Battesimo.
Apriamo allora lo scrigno della Parola di Dio di quest’oggi. Come dicevo prima è una domenica che ci introduce al tempo di Quaresima, un vero e proprio portale attraverso cui passare che richiama le motivazioni per intraprendere questo nuovo cammino e anche i segni che lo accompagneranno. Dunque la domanda sottesa e che deve accompagnarci nella preghiera, anche personale, di oggi è sul nostro desiderio di fare quaresima. Desidero mettermi in cammino? Desidero correggere il tiro dei miei giorni per riscoprire la mia verità di figlio di Dio? Desidero educare la mia volontà, la mia libertà alla scuola del Vangelo? Forse questa Quaresima mi sorprende, avrei desiderato altro tempo per prepararmi meglio ma il dono è arrivato imprevisto e non è detto che lo sconcerto non si trasformi in stupore. La proposta di un viaggio è sempre e comunque intrigante!
Siamo chiamati al digiuno, come richiama il papa nel suo messaggio, alla sobrietà a cui ci invita il nostro Arcivescovo. In effetti, educarsi ad un corretto uso dei beni, rinunciare in alcuni momenti a qualcosa di essenziale come il cibo, modella la nostra volontà, affina i tratti interiori, riporta il cuore a ciò che veramente è essenziale. Ma Isaia, nella prima lettura, ci parla di un digiuno non solo esteriore. Bisogna operare scelte di giustizia, di verità, di Carità concreta. Dio è riconciliazione, la sua mano è tesa per offrici perdono e pace ma il cuore deve cambiare rotta, deve lasciarsi placare e non essere come quelle acque agitate che lasciano emergere melma e fango. Allora scegliamo pure di rinunciare a qualcosa ma ricordiamo che tutto deve essere finalizzato a fare di noi donne e uomini pieni d’amore.
Oggi riceveremo le ceneri sul capo. Il sacerdote ricorderà che siamo polvere e polvere ritorneremo. È un richiamo alla nostra finitezza, all’attimo che fugge, all’urgenza di non perdere tempo e di non permettere che altro o altri vivano al nostro posto. Collego questo segno alla lettura di Paolo. L’uomo esteriore si corrompe ma si forma l’uomo nuovo. Più passa il tempo e più in noi dobbiamo sentire il desiderio dell’eternità, il bisogno di una comunione definitiva con Dio; come scriveva il cardinale Martini dobbiamo riconciliarci con l’idea della morte perché sarà il nostro estremo atto di abbandono al Padre, senza più scorciatoie. Il tempo passa, solo Dio resta: per cosa decidiamo di spendere questa nostra vita? Che cosa ha valore e merita il dono totale di noi stessi?
E infine la pagina di Vangelo. È lo Spirito a condurre Gesù nel deserto per 40 giorni; un cammino impegnativo e faticoso, come per noi può essere la Quaresima, è dettato dallo Spirito di Dio che non si stanca di lavorare in noi e per noi. Anche la tentazione, che non è il peccato ma la possibilità di scegliere una strada alternativa, una scorciatoia alla logica del Vangelo, diventa possibilità per compiere scelte autentiche secondo il cuore di Dio. E Gesù, in quel deserto, decide di essere Dio e non di sembrarlo, di essere Messia e di non corrispondere alle attese troppo umane che venivano nutrite su di lui. E così lui sarà il Dio che non ha altra forza se non la Parola per presentarsi all’uomo e non il Dio che piega la libertà della creatura stravolgendo l’ordine delle cose, fosse anche per saziare la fame del mondo. Lui sarà il Dio dell’essere e non dell’apparire, che conquisterà uno ad uno i suoi figli con la fatica della ricerca del pastore incontro alle pecorelle smarrite. Lui sarà il Dio povero che chiama potere il servizio disinteressato.
Le sue scelte devono essere anche il nostro orizzonte. Se vuoi fare quaresima devi volere anche per te quanto lui ha desiderato, devi farti forte solo della Parola; essere e non apparire, costruire cioè un’interiorità autentica rinunciando ad ogni formalismo; devi essere servo perché qui sta la forza del cristiano.
Il ramo secco inizia a fiorire a contatto con l’acqua. La nostra vita spirituale in questa quaresima può riprendere forma per il bene nostro e del mondo intero.
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