A questo brano fa eco Paolo e la sua certezza che Dio non ha dimenticato Israele ma lo sta conducendo a salvezza per sentieri misteriosi. Un cammino che non è ancora terminato, nemmeno oggi.
E chiude la proposta della Parola il brano di Vangelo in cui Gesù manda missionari i suoi discepoli. È un esperimento di missione, una sorta di prova alla missione vera che li attenderà nel tempo dopo la risurrezione. Mi colpisce soprattutto, collegando questo brano alla Parola di Geremia, che anche i discepoli devono condividere questa sorta di vocazione profetica, devono camminare portando una Parola non loro, anzi, meglio sarebbe dire, devono lasciarsi condurre lontano da una Parola che li precede e che ha la forza di cambiare la loro vita e quella di chi li ascolterà. È una pagina molto intensa, a tratti paradigmatica, assomiglia e vuole essere una regola di vita per chiunque decide di dare disponibilità per il Regno. E noi, pur avvertendone la carica utopica, pur domandandoci se è mai possibile vivere così, sentiamo sulla pelle la sua freschezza e tutto il fascino, quasi un’irradiazione che ci spinge a farla nostra. Ecco perché mi permetto di sottolinearne alcuni passaggi:
il Regno dei Cieli è vicino:
non in termini di tempo ma di prossimità reale, ti è accanto. Gioisci,
stupisciti. Parti da qui per un reale cammino di conversione
guarite i malati, risuscitate
i morti…partire dagli ultimila povertà sinonimo di gratuità e annuncio che Dio solo basta
la pace da invocare e da ricevere: è bandito l’affanno
solo a Dio il giudizio
una predicazione così è ricca di segni e povera di parole, non è disincarnata ma profuma di vita, s’incarna nell’oggi di chi ascolta. Anzi diventa una vera e propria provocazione davanti a cui sei chiamato a scegliere in che modo porti.
A noi cosa dice oggi questa
parola: la nostra vocazione è profetica. Il bisogno di uomini e di donne che,
per fede, che rapiti dall’utopia di un mondo diverso, di un mondo che Dio ci
prepara, sanno scendere in piazza e gridare, sanno essere schietti, pronti alla
denuncia ma anche capaci di consolazione. Ma forse, ancora di più, sanno essere
profezia nell’ordinario dei loro giorni con scelte autentiche.
Profeti che hanno sulle labbra
la parola dei segni, proprio come i discepoli nel Vangelo ascoltato. Sogniamo
una Chiesa meno parolaia, meno arroccata per paura, e più dinamica…una vita
così è possibile:Mentre un giorno ascoltava devotamente la messa degli Apostoli, sentì recitare il brano del Vangelo in cui Cristo, inviando i discepoli a predicare, consegna loro la forma di vita evangelica, dicendo: "Non tenete né oro né argento né denaro nelle vostre cinture; non abbiate bisaccia da viaggio, né due tuniche, né calzari, né bastone". Questo udì, comprese e affidò alla memoria l'amico della povertà apostolica e, subito, ricolmo di indicibile letizia, esclamò: «Questo è ciò che desidero questo è ciò che bramo con tutto il cuore!». Si toglie i calzari dai piedi; lascia il bastone; maledice bisaccia e denaro e, contento di una sola tonachetta, butta via la cintura e la sostituisce con una corda e mette ogni sua preoccupazione nello scoprire come realizzare a pieno le parole sentite e adattarsi in tutto alla regola della santità, dettata agli apostoli.
Dalla Leggenda maggiore di san Bonaventura.
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