sabato 22 agosto 2009

domenica che precede il martirio del Battista

1 Avevamo già studiato la mappa che il nuovo Lezionario Ambrosiano ci mette fra le mani in queste domeniche che sono seguite al mistero della Pasqua. Ci sono due punti fermi che fanno da cardine per i temi delle letture e sono rispettivamente la memoria del Martirio del Battista al 29 di agosto, da qui il titolo di questa domenica, e la festa della Dedicazione della Chiesa Cattedrale alla III di ottobre. Le domeniche che precedono la memoria del martirio del Battista ci hanno fatto ripercorrere l’intera storia della salvezza dalla Creazione al dono della Legge sul Sinai fino alle vicende di Israele al tempo dei Re e oggi all’episodio struggente dei Maccabei che non hanno esitato a dare la loro vita piuttosto che rinunciare alla fede durante la dominazione nel I sec. a. C. in Israele di Antioco Epifane, della dinastia dei Seleucidi: il suo era un potere non solo politico ma anche culturale che mirava a distruggere le radici giudaiche introducendo nuovi costumi e nuovi culti avversi alla Legge di Mosè. Le domeniche che seguono questa festa ci aiuteranno a cogliere la presenza del Verbo nella Chiesa e ci prepareranno a celebrare il giorno della Dedicazione. Così che da quella Domenica fino all’Avvento ascolteremo le parole che muovono la missione della Chiesa di annunciare la Parola fino agli estremi confini della terra.
2 il coraggio della fede: mi sembra questo il tema di oggi che posiamo rintracciare nella Lettura, nell’esperienza di Paolo e nel brano di Vangelo. Cerco di mettere in evidenza alcuni spunti della Parola cercando di lasciarla parlare anche a noi, credenti chiamati ad accettare la sfida di questo tempo, perché oggi più che mai abbiamo bisogno di cristiani così, di cristiani coraggiosi!
Parlare senza doppiezza come i Maccabei di fronte al tiranno, come Paolo che nel nome della speranza della Risurrezione si arroga il diritto di parlare e di non tacere la Verità del Vangelo della morte e risurrezione del Cristo Gesù, come ci chiede Gesù senza timore di chi può uccidere il corpo, dunque senza volere compiacere nessuno e mettersi al riparo dalla fatica e dalla croce, con estrema chiarezza e semplicità: il Vangelo non tollera il conformismo, quel galleggiare a destra e a sinistra a seconda della personale convenienza e dei propri vantaggi al caro prezzo di svendere però la libertà asservendosi ai potenti di turno. Per noi oggi significa bandire quell’ipocrisia clericale che è diventata proverbiale e che spesso aleggia nelle sacrestie, significa fare la scelta di campo di stare sempre e comunque all’opposizione, come diceva don Milani, significa abbracciare i nostri valori e non svenderli, significa gridare per esempio che la Vita è sacra dal suo inizio alla sua fine naturale e dunque lottare e costruire da parte nostra con fatica una società in cui sia riconosciuta la dignità ad ogni uomo e soprattutto ai più poveri; significa ribadire che agli occhi di Dio è preziosa anche la vita di un emigrato ed è contro il Vangelo tradire ogni naturale diritto all’accoglienza, alla sopravvivenza, alla possibilità di riscatto e di emancipazione di chi abbiamo noi impoverito fino alla fame; significa che è ingiusto mettere al bando i clandestini e gettare sulle loro spalle la colpa della nostra precarietà.
Il timore di Dio ci rende temerari: mi piace sintetizzare così un altro passaggio della Parola di oggi. Se decidi di metterti nella mano di Dio, il timore sacro è vivere alla sua presenza e sapersi creature, devi alzare la fronte e non temere nessuno. Non è sfrontatezza ma il coraggio di portare avanti assieme a Dio il sogno del suo Regno. Oggi non dobbiamo avere paura di scendere sulle strade, non possiamo rintanarci nella nostalgia del passato, come diceva papa Giovanni Paolo II dobbiamo avere il coraggio di aprire tutte le nostre porte a Cristo. Ognuno con la sua vocazione andrà incontro al Martirio, magari consumato rapidamente oppure nel logorio di un quotidiano pesante da affrontare ma se ci accompagnerà la certezza della Risurrezione saremo disposti a vendere tutto e a inseguire la nostra stella.
E infine la Parola ci invita confidare in Dio e nella sua Provvidenza. Non ci mancherà il necessario se avremo fatto di Dio il motivo della nostra vita: non mancheranno pane e acqua per sostenerci nel nostro cammino, non mancheranno i segni che consoleranno il nostro cuore, non mancheranno porte aperte a dispetto di molte altre chiuse, non mancheranno amici straordinari disposti a condividere le nostre gioie per moltiplicarle e le nostre fatiche per dimezzarle, non mancherà il soffio dello Spirito sulle nostre vele per condurci al largo.
3 come una conclusione: per un mondo che assomigli di più al regno dei cieli saremo disposti ad essere folli?
…E non è un'invenzione/e neanche un gioco di parolese ci credi ti basta perché/poi la strada la trovi da te.Son d'accordo con voi,/niente ladri e gendarmi,ma che razza di isola è?/Niente odio e violenza,né soldati, né armi,/forse è proprio l'isola che non c'è/... che non c'è.Seconda stella a destra/questo è il cammino,e poi dritto fino al mattino/non ti puoi sbagliare perchéquella è l'isola che non c'è!/E ti prendono in girose continui a cercarla,/ma non darti per vinto perchéchi ci ha già rinunciato/e ti ride alle spalleforse è ancora più pazzo di te!
E. Bennato, L’isola che non c‘è

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